Non fatevi guidare dalla comodità o dai “piaceri tecnologici” del nostro tempo: io per primo se posso pago i miei acquisti con il cellulare senza nemmeno più aprire il portafoglio ma non esco mai di casa senza un pò di contante in tasca. Il modo più subdolo con cui la contemporaneità semina e diffonde la propria narrazione passa dall’agio, dal falso benessere consumista e dalla riduzione ai minimi termini dello sforzo umano per il conseguimento di un qualsiasi obiettivo: una sostanziale differenza rispetto alle dominazioni ideologiche del Novecento caratterizzate da un doverismo che, alla lunga, porta l’uomo a “tradirle”.
L’errore più grossolano che potremmo commettere nell’osservare l’assurdità del dibattito sull’obbligatorietà o meno del pagamento elettronico è quello di porci dal punto di vista del consumatore, un ruolo che ormai ha ridotto la nostra umanità a “vestito fuori moda”: è più rapido pagare senza moneta di carta o di metallo quindi garantite questa libertà a tutti. Dall’altra parte del “bancone” si replica sempre adottando lo stesso metro di giudizio “consumista”: le banche mi applicano le commissioni sulle piccole transazioni, quindi niente uso del pos perché non mi conviene. Ed eccoci caduti definitivamente nel gioco brillante della narrazione unica di questi maledetti anni venti: farsi guidare dal rapporto costi-benefici. Se ci pensate è la stessa falsa bussola che guida tanti, troppi governi nell’aprire le porte all’eutanasia: sei un costo sociale, non sei più produttivo per l’economia nazionale, meglio convincerti che è più liberatorio consentirti di eliminarti.
La grande questione dell’uso o meno del contante nel nostro paese (tenendo conto che solo il nostro paese ha un monitoraggio europeo così costante quando per l’intero continente si prevedono limiti al contante pari a 10.000 euro) non ha nemmeno nulla a che vedere con la lotta all’evasione fiscale (chi fa danni alle casse dell’Erario non è certo il “nero” del commerciante ma le plusvalenze non tassate dei multimilionari delle multinazionali energetiche, solo per fare un esempio): è una delle sfaccettature più evidenti della contemporanea narrazione ideologica che vuole l’uomo dominato dall’iperconsumismo stimolato dalla tecnologia.
Soprattutto i giovani sono sempre più abituati a soddisfare le proprie esigenze, a trovare soddisfazioni per i propri desideri attraverso le svariate applicazioni presenti sugli store dei cellulari o tablet e non perdono più tempo a cercare il negozio più conveniente per fare i propri acquisti ma pagano on line pensando di risparmiare quando invece comprano molte più cose del necessario (l’evoluzione della logica delle offerte di un qualsiasi centro commerciale). Gli anziani e i fragili, categorie che con queste scelte sull’uso dei contati tendono ancora di più ad essere emerginate dalla vita sociale, vengono indotti ad affidarsi ai più giovani per esercitare i propri diritti (come ad esempio quello di poter comprare ciò di cui necessitano in piena autonomia): i nipoti diventano, inconsapevolmente, una sorta di amministratore di sostegno occulto manipolato in maniera oscura dal “calcolatore” consumista.
La libertà dell’uso del contante senza limiti, come in Germania del resto, è una questione di civiltà non di opportunità: la moneta di carta o di metallo è il corrispettivo del mio lavoro e deve essere tangibile ed esigibile e non virtuale e a “binario unico” guidato dal settore bancario. Comprendete il rischio enorme che potrebbe verificarsi nel caso in cui saltasse per aria il sistema finanziario nazionale o continentale, con istituti bancari che non hanno più obblighi e capacità di detenere i corrispettivi in contanti dei depositi presenti e attivi e vi trovereste, tutto d’un tratto, non più in grado di poter disporre dei vostri guadagni e risparmi?
Una famiglia responsabile questo rischio non può e non vuole correrlo. Il crollo delle banche commerciali americane e il susseguente default dei debiti sovrani europei di una decina di anni fa dovrebbe esserci ancora d’insegnamento. La circolazione del contante in misura cospicua non è quindi una patente per la corruzione e l’evasione ma una sacrosanta garanzia per una civiltà dove l’uomo, ancora una volta, e non la finanza governi i processi della storia.