Sono giorni delicatissimi per il futuro del settore vinicolo italiano.
Il 15 febbraio l’Unione Europea dovrà esprimersi sulla risoluzione della Commissione Beca sul Beating Cancer Plan: se approvato, il Nutriscore porterebbe all’applicazione di una “F” nera a tutte le bevande che contengono anche una quantità minima di alcol. Vino compreso.
L’etichetta che certifica l’assioma in base al quale ‘il vino farebbe venire i cancro’ rappresenterebbe ovviamente un danno enorme anche per l’economia emiliano-romagnola. Anche perchè se passasse il piano, i Paesi membri potrebbero adottare pesanti restrizioni sul vino e su tutta la filiera: etichette con alert sanitari, divieto di pubblicità, divieto di sponsorizzazione, aumento delle tasse.
L’idea di equiparare un bicchiere di vino a un pacchetto di sigarette, indipendentemente dalla quantità suono come una beffa e una condanna gravissima per le tante imprese vinicole che nella provincia modenese si occupano in particolare della produzione di Lambrusco.
Ricordiamo infatti che nella classifica dei vini più venduti in assoluto in base alla ricerca Iri 2021 per Vinitaly il Lambrusco è il vino più venduto in Gdo, davanti al Chianti.
Gli emendamenti
“Esiste una differenza netta tra l’abuso di alcol, da combattere dati i rischi che ne derivano in termini di salute pubblica, e il consumo moderato e responsabile di vino e bevande alcoliche, che in combinazione con diete e stili di vita sani quali la dieta mediterranea, può avere effetti positivi in particolare per quanto riguarda le malattie cardiovascolari. Questa differenza, più volte sottolineata anche dalla Commissaria Ue alla Salute, Stella Kyriakides, deve essere messa in risalto anche nella relazione della Commissione Speciale contro il Cancro (Beca) dell’Europarlamento”. A ribadirlo Herbert Dorfmann e Paolo De Castro, primi firmatari di quattro emendamenti alla relazione che sarà votata dalla plenaria di Strasburgo martedì.
Emendamenti che, ovviamente, trovano il sostegno del vino italiano, come sottolinea Sandro Sartor, vicepresidente Unione Italiana Vini e presidente dell’Associazione europea “Wine in Moderation”: “supportiamo le proposte migliorative presentate dagli eurodeputati. Il primo obiettivo è quello di evitare che il 15 febbraio diventi una data spartiacque per il futuro del vino italiano ed europeo e gli emendamenti proposti, prioritari ma decisivi, vanno in questa direzione. Senza la fondamentale distinzione tra consumo e abuso, tra diversi contesti e modelli di consumo lo scenario che si delineerebbe per il settore sarebbe disastroso sul piano socio-economico”.
Lo scenario
Secondo Uiv se passasse il testo originario il vino subirebbe nel medio-lungo termine un effetto tsunami solo in parte calcolabile. La contrazione dei consumi stimata è attorno al 25/30% ma ancora maggiore sarebbe quella del fatturato del settore, che calerebbe del 35% per un equivalente di quasi 5 miliardi di euro l’anno. Senza considerare i danni agli asset investiti, dalle cantine ai vigneti alle stesse aziende.
Complessivamente si stima una contrazione del margine lordo alla produzione del 50%, con migliaia di aziende agricole che scompariranno. Uno scenario, secondo Uiv, che si farà grigio anche in chiave turistica nelle campagne italiane (con l’enoturismo che da solo vale 2,5 miliardi l’anno); ma soprattutto lo svilimento del vino – simbolo dello stile di vita made in Italy – sarà un danno d’immagine incalcolabile per il Belpaese.