Date:

Share:

Esiste un legame tra le antiche tradizioni e le organizzazioni criminali storiche?

Related Articles

Per conto di Unione Tradizionalista Italiana, in un’inchiesta senza veli sul tema tradizione e società, abbiamo intervistato un ospite di eccezione, allo scopo di comprendere se esista un legame e quanto questo sia rilevante, tra il misterioso ed evanescente mondo iniziatico scaturito dalle antiche tradizioni e le organizzazioni criminali storiche.
Per far chiarezza su di questo affascinante argomento, attraverso la nostra inchiesta, abbiamo intervistato Giampaolo Manca, detto il “Doge” Veneziano. che è stato un membro di spicco, ai vertici dell’organizzazione criminale denominata “Mala del Brenta”, nota per esser stata una tra le organizzazioni criminali più potenti mai esistite nella penisola.

L’uomo che mi sono trovato davanti, appare molto diverso dal personaggio rappresentato nella popolare fiction di SKY TV. Di fronte a me ho un uomo raffinato, che veste abiti di sartoria e somiglia molto più ad un sofisticato Gentleman di Saint-Tropez che non al sanguigno personaggio del “Doge”, presentato da televisione, cinema e giornali.

MLC: Giampaolo, permettimi di iniziare a bruciapelo proprio su questa tematica, esiste un antico e mai reciso filo tradizionale, esoterico ed iniziatico che si congiunge con le grosse organizzazioni criminali?

GM: Non lo posso confermare per esperienza diretta, in quanto non sono affiliato, né mai lo sono stato, ad organizzazioni mafiose o di stampo mafioso, come la Camorra, la N’Drangheta o la Sacra Corona unita. Queste organizzazioni effettivamente contemplano pratiche di iniziazione per i loro membri. La Mala del Brenta era invece un sodalizio di professionisti del crimine, che però non aveva conformazione assimilabile o simile a quella mafiosa; eravamo puri affaristi, molto bene organizzati e determinati, ma niente oltre a ciò.

MLC: Giampaolo, ma a tuo avviso, che ruolo può dunque avere l’iniziazione nel mondo del crimine?

GM: Come ti dicevo, non ho esperienza diretta come iniziazione formale, ma posso rispondere attraverso il mio punto di vista. Vedi Michele, nella vita, tutto è iniziazione e all’inizio di ogni esperienza, particolarmente quelle più complesse e significative, vi è sempre la figura dell’iniziando e quella dell’iniziatore; il candidato all’esperienza ascolta il suo iniziatore e poi dà prova di riuscire a tramutare in fatti propositi e promesse. Nel mondo del crimine l’iniziazione può essere anche un piccolo od un grande reato, che delinea però il passaggio ad un punto che per certi versi è senza ritorno, perché ti smarca dalla condizione precedente che cessa di essere e ti ritrovi ad essere un altro rispetto a prima. Sappiamo bene di fatti, che la simbologia della morte e della successiva resurrezione è universale nel rituale di iniziazione, a prescindere dall’organizzazione.

Poi ci sono ragioni molto concrete di gerarchia, di ordine costituito e di carattere militare mi spingerei ad affermare. Se tutti possono tradire tutti, se non è dovuto rispetto a chi è più anziano ed ha realizzato più cose e non viene dunque riconosciuto alcun concreto valore sulla lunga distanza, automaticamente seghi via ogni prospettiva di futuro per chiunque e diventa un gioco da “sciacallo contro sciacallo”, tra bestie che si scannano per pochi brandelli avanzati su di un osso.
Ascoltando questi giovani di oggi, vedo che è tutto già molto diverso rispetto ad un tempo, la realtà più frequente è quella delle teste matte che fanno come gli pare e basta, non riconoscendo alcuna autorità, nemmeno al proprio gruppo, quando pensano che ciò gli sia troppo sconveniente. In questo modo sono ancora più esposti e meno protetti. Ai miei tempi si mandavano i soldi ai detenuti per dimostrare loro solidarietà e rispetto, oggi ti mandano in galera perché gli hanno pizzicati con un autoradio.

Quando questa involuzione sancirà il proprio record negativo e si toccherà il fondo, qualcuno ricomincerà ad adottare le vecchie regole gerarchiche dell’ordine costituito, formando un blocco coeso ed impenetrabile, dove all’interno regnano la fiducia e l’onore e spazzeranno via senza troppi sforzi tutti gli altri gruppuncoli, ridotti oramai ad isolate tribù selvatiche di poche unità, senza rispetto, onore e dignità, vulnerabili quindi a qualsiasi attacco, perché incapaci di proteggersi, essendo che ognuno di loro resta a crogiolarsi nel proprio miope egoismo. Quando questo succederà, e succederà, chiamami pure profeta.

MLC: Sei stato molto chiaro Giampaolo, ma a questo punto la domanda vien da sé, hai mai “iniziato” qualcuno al mondo criminale?

GM: Michele, sarò molto franco e diretto. Questo genere di usanze, in ambito malavitoso, non mi sono mai piaciute e ti spiego perché. Vedi, io la mia “iniziazione”, l’ho avuta molto presto e con ragazzini della mia stessa età. Ci siamo “iniziati” a vicenda. Non mi piacciono invece per niente, gli approfittatori, quelli che da una condizione adulta “iniziano” dei ragazzini acerbi o persone significativamente troppo giovani mentalmente e/o biologicamente, perché così facendo potranno sfruttare la loro inesperienza a lungo e l’inesperienza, nel mondo della malavita è una debolezza che non viene perdonata, perché il tradimento, la prevaricazione ed il raggiro sono sempre dietro l’angolo e non aspettano altro che uno spiraglio e i ragazzi inesperti, ad inizio carriera, quindi essenzialmente irrilevanti, sono la pedina perfetta e meglio spendibile per agire senza esporsi.
Io non mi riconosco in quel modello, noi si era un gruppo di amici che si erano trovati e riconosciuti comunque in un contesto di parità, anagrafica prima e di rispetto reciproco poi.

MLC: Giampaolo, spieghiamo al pubblico che non è un caso che sia io ad intervistarti. Nato e cresciuto a Venezia, già ti conoscevo di vista, una volta addirittura ci incrociammo quando ero con mio zio che ci presentò, io avevo 14 anni e mi sono stupito che tu ancora oggi ti ricordassi di me. Conoscevo il Doge di fama e devo dire che la percezione che al tempo vi era nei tuoi confronti, stride alquanto con la versione “mainstream” del bandito privo di scrupoli. A dirla tutta ricordo che sia te che tuo fratello Fabio, eravate in realtà decisamente popolari, ben voluti in città e visti come ragazzi a cui piaceva stare in compagnia, ma anche percepiti come gli affidabili vicini che talvolta vedevi aiutare l’anziana signora a portare la spesa. Eppure nell’ambiente della malavita eri temuto, ma allo stesso tempo così ben voluto dalle persone comuni, fuori da quell’ambiente, come lo spieghi questo?

GM: È una bella domanda, perché da tale prospettiva, può sembrare quasi una contraddizione. In verità sai che c’è? Credo proprio di conoscere la risposta. Vedi Michele, a me fondamentalmente, sono sempre piaciute molto le persone, e intendo dire averci a che fare, relazionarmi con loro, fare progetti, condividere esperienze ed imprese e questo mi ha sempre portato, automaticamente e spontaneamente, ad interessarmi molto agli altri ed a coinvolgermi molto nel relazionarmi con loro. Io negli anni ho visto che questo tratto è più marcato in me rispetto alla media ed ho capito che è per quello che molti hanno voluto guardare oltre certe mie scelte ed hanno saputo ascoltarmi con orecchie sincere e non di circostanza. Non me la sarei mai presa con chi non avesse deciso deliberatamente di sfidarmi, quindi di condividere il mio stesso destino, autorizzando di conseguenza una mia reazione allo stesso livello. Non so se mi spiego.

MLC: Chiarissimo. Ma dimmi, Giampaolo, quindi di base dici che le persone han bisogno di relazioni significative e di riscoprire un rapporto meno superficiale col prossimo?

GM: Sì, i valori dell’amicizia e della famiglia sono da sempre radicati nell’uomo come colonne portanti nello sviluppo della personalità, perché sono ciò che di più è congeniale all’armonia personale, essendo il confronto col prossimo, insieme ai necessari successi ed insuccessi a fornire l’unico mezzo concreto per sviluppare sé stessi al di fuori dell’ambito strettamente teorico. Una persona che non ha relazioni degne di questo appellativo, non è una persona che vive, ma è qualcuno che sopravvive.

MLC: Ma dimmi Giampaolo, nessuno ti ha mai chiesto di insegnargli a fare il bandito?

GM: Di quelli ne ho ancora purtroppo, di ragazzi che mi chiedono della mia carriera criminale, che mi chiedono di insegnar loro a fare una rapina o a creare dei traffici. Molti di loro sono fortunatamente solo dei chiacchieroni che non hanno idea di cosa stiano chiedendo. Altri invece mi preoccupano maggiormente, perché riconosco in loro capacità, attitudine ed una situazione simile a quella che mi apparteneva e mi rendo conto che potrebbero realmente rischiare di compromettersi irrimediabilmente, continuando su quella strada. Di fatti la maggior parte del tempo che passo sui miei social, la dedico proprio a questi ragazzi in pericolo, ma che sono disponibili ad ascoltarmi quando spiego loro i motivi per cui dovrebbero fare l’esatto opposto di quanto ho fatto io. Avendo scontato ben 36 anni di carcere reali, penso di avere sia il diritto che la consapevolezza adatti per dar loro qualche consiglio in merito.
Così pur se a malincuore, trascuro un po’ di più quelle persone diciamo “risolte” e cerco di dedicarmi a chi potrebbe realmente fare degli errori gravissimi ed irreparabili per sé e per gli altri, specie se la molla è il denaro, perché come diceva qualcuno di molto saggio, “il denaro è un ottimo servo, ma un cattivo maestro”.

MLC: Secondo te Giampaolo, dunque, cosa varrebbe la pena di insegnare ai ragazzi?

GM: Mi metti in difficoltà (sorride). Ti dico prima cosa non insegnerei. Non insegnerò a fare colpi, non parlerò di crimini che ho perpetrato, né intratterrò nessuno scherzando su questi temi. Se questo è il tuo interesse, non mi cercare presso i miei social media. Se vuoi ti posso spiegare perché dal mio punto di vista, dovresti riconsiderare certe scelte e se proprio dovessi insegnare qualcosa ad un giovane, gli insegnerei ad interessarsi alle persone, proprio così. Ma deve essere un interesse genuino, che mi auguro si possa insegnare, anche se non ne sono certo. Vedi, se tu ti interessi agli altri e non pensi solo al tuo orticello, ma, generoso, quando sai di avere in mano il potere per aiutare qualcuno, lo fai, vedrai che prima o poi tutto torna e torna da tante direzioni, con la fiducia, l’amicizia e a volte anche con proposte oneste di affari. Tutto quello che desideri, può esserti dato spontaneamente, se solo sai come chiederlo. Io questo ho insegnato a mio figlio, che è diventato un ballerino professionista ed ha lavorato tanti anni in televisione e nel mondo dello spettacolo, sviluppando anche un certo talento musicale fino a diventare un Disc-Jockey, che tuttora nel tempo libero è richiesto per degli eventi; si è sposato con una bellissima ragazza che ci ha dato James, rendendomi il nonno più felice del pianeta. Interessati agli altri ed il mondo si interesserà a te, provvedendo a te e proteggendoti nella misura in cui tu lo fai nei suoi confronti.
Nei momenti più duri, con le condanne che si susseguivano, vedere mio figlio che riusciva comunque ad esser forte e capace a sufficienza per avere successo nelle cose in cui si cimentava, sia professionalmente che nella vita privata, era per me fonte inestinguibile di sollievo e di soddisfazione ed anche per la mia Manuela, che è stata tanto forte in tutti questi anni. Non riesco ad immaginarmi ad oggi, senza di lei e senza ciò che lei ha fatto per me.

MLC: Allora perché hai scelto il crimine, invece che dare la precedenza alla tua famiglia?

GM: Vedi, potrà suonarti incongruente, ma pur sbagliandomi, in preda ad una forma di dissonanza cognitiva, io non l’ho vissuta così. Solo dopo che il danno è divenuto irreparabile, compresi realmente cosa avevo perso. Vedi, nel crimine, mentalmente, non si pensa molto alla pena, ma a come non esser beccati. Se si dovesse pensare alla pena tutte le volte, non si farebbe niente, considerato che nella carriera criminale, parliamo di reati gravissimi da commettere quasi settimanalmente se non quotidianamente.
Poi c’è il fattore psicologico. Vedi, quando ti cimenti in qualcosa, qualsiasi essa sia, sei “tu contro quella cosa” e se fallisci o ti tiri indietro, sai di aver perso e perdi il rispetto per te stesso ed io ero molto orgoglioso e non avrei mai accettato che ciò che mi trovavo d’innanzi potesse essere più forte di me. Mi sbagliavo, perché è più forte di chiunque, ma al tempo non lo avrei mai accettato. Io mi ero convinto che avrei potuto uscirne vincitore e proteggere la mia famiglia, quindi dal mio punto di vista, non avevo scelto il crimine al posto di loro.

MLC: Deve essere stato tremendamente duro per loro. Però ti sono stati sempre vicini e stando ai tuoi racconti, senza mai un tentennamento, come lo spieghi?

GM: Manuela, la mia compagna, era troppo bella ed intelligente per accontentarsi di un amore insincero; lei sapeva che il mio amore per lei era reale e se ne capacitava nel tempo in cui stavamo insieme e così mio figlio. Loro sentivano il mio amore, ed erano consapevoli che non c’era finzione e che nonostante tutto, pur avendo sbagliato tanto, sapevano che erano loro a venire prima di tutto. Purtroppo però avevo fatto male i miei conti e le conseguenze si sono abbattute su tutti noi.

Quello di cui sono certo, è che la forza a guidare di fatto le mie scelte era qualcosa che certamente mi apparteneva, ma che mi ha anche dominato al punto di non lasciarmi scampo. Non ho potuto resistere a quell’esperienza, abbandonarla o tirarsi indietro non era nemmeno contemplato.

MLC: Giampaolo, puoi tornare a spiegarmi cosa c’è stato di spirituale in tale esperienza, così che anche i nostri lettori possano meglio capire?

GM: Vedi, non ho mai chinato la testa davanti a niente e nessuno e fare questo, significa mettersi in una condizione in cui una volontà raggiunga una tale consapevolezza per cui anche la sicurezza fisica e la propria vita, vengono in secondo piano. Essenzialmente, la sopravvivenza passa deliberatamente in secondo piano rispetto all’esperienza che si vuole fare e questo di sicuro ha a che fare con il riconoscimento di qualcosa che viene messo al di sopra della semplice contingenza, spiritualità è un termine per chiamare quella cosa, che potremmo definire anche anteporre le scelte che ci definiscono alla mera sopravvivenza.

MLC: Posso, come ultima domanda, chiederti se ci sia stata una scintilla iniziale che abbia innescato il tuo intraprendere certe strade?

GM: Se proprio vogliamo stabilire un punto di demarcazione in quel senso, potremmo collocarlo nel rapporto burrascoso che ho avuto con mio padre, vedi, al tempo si alzavano le mani sui figli con molta più leggerezza rispetto ad oggi, perché si pensava che facesse loro bene, ma nel mio caso, parlo per me, quella violenza mi ha sopraffatto, era davvero troppo per me e mi ha cambiato profondamente e repentinamente, nel modo di percepire me stesso e gli altri. D’un tratto molti dei miei coetanei mi sembravano stupidi, sempliciotti e acerbi per certi versi e mi veniva voglia di affrontarli, un po’ per sfogare la mia rabbia, credo, un po’ perché mi irritava questa loro ingenuità, forse un po’ anche invidiavo la loro serenità. In fondo abbiamo tutti delle debolezze, particolarmente queste sono marcate nell’adolescenza. Poi sai com’è, certi atteggiamenti attirano certe persone, che portano certe situazioni ed ecco che ti ritrovi a percorrere un certo sentiero.

MLC: Giampaolo, sei stato molto chiaro ed io ti ringrazio per il tempo dedicatoci e per l’intensa ed interessantissima intervista.

GM: Grazie a te Michele e grazie al vostro giornale per l’intervista dedicatami.

BIBLIOGRAFIA DI GIAMPAOLO MANCA

All’inferno e ritorno

Le mie carceri speciali

Il mio tour carcerario

MES PRISONS SPÉCIALES LE DOGE MATRICULE N° 0040092054: MEMBRE DIRIGEANT DE LA MAFIA BRENTA

RETOUR DE L’ENFER: TRENTE- SIX ANS PRIVÉ DE LIBERTÉ

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Popular Articles