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Italia schiava del Green Pass, così un tecnico evoca discriminazione sine die

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‘L’obbligo di vaccino per gli over 50 è fissato oggi fino al 15 giugno, non vedo la ratio di toglierlo.
Allo stesso modo manterrei la premialità associata al Green Pass: ha senso che resti anche oltre giugno’. Con queste parole questa mattina un tecnico, il coordinatore del Cts Franco Locatelli, ha evocato sulle colonne di La Repubblica una rivoluzione copernicana nel concetto stesso di democrazia e di diritti civili. Lo ha fatto con una intervista quasi banale, pronunciando parole di fuoco come fossero ovvietà. L’idea, di fatto, è quella di mantenere il Green Pass per sempre, svincolandolo all’andamento della emergenza sanitaria (che nessuno mette in discussione), alla curva epidemica e renderlo strutturale, precondizione indispensabile per accedere a diritti civili sinora considerati universali, a partire dal lavoro. Indispensabile a un 12enne per salire sul bus, indispensabile a un 50enne per poter lavorare.

Parole pronunciate da un medico 61enne di Bergamo, mai eletto nè votato dai cittadini, probabilmente mai candidatosi neppure come rappresentante dei genitori alle scuole Elementari. Eppure Franco Locatelli, dall’alto del suo ruolo tecnico, si è permesso di scardinare con poche parole i capisaldi del vivere civile, diritti conquistati a costo della vita di tanti cittadini nel nostro Paese, di sovvertire dalle basi l’idea di libertà e democrazia.

Rendere il Green pass obbligatorio oltre ogni scadenza emergenziale (sulla scia del suo prolungamento indeterminato per chi ha fatto tre dosi), giustificando questa scelta con possibili e indimostrabili nuove ondate epidemiche, significa di fatto introdurre in Italia una nuova carta di identità. Per sempre. Chi ha il green pass da una parte e chi non lo ha dall’altra: i primi costretti a dimostrare ogni giorno di essere dalla parte giusta, esibendo il proprio Qr per lavorare, comprare un maglione o prendere un caffè, i secondi esclusi da luoghi di lavoro, momenti di aggregazione e finanche dai mezzi di trasporto pubblici. Di questo stiamo parlando.

Eppure, davanti a questo orrore, nessuno dice nulla. Locatelli ha evocato l’inferno come se fosse normale e la cosa più preoccupante e che davvero nessuno si scandalizza. Una non-reazione frutto di un Paese sconfitto e rassegnato, di una società incapace di guardarsi allo specchio e di reagire davanti all’inaccettabile. Una società fatta di cittadini vinti e disposti a qualsiasi cosa pur di continuare a sopravvivere, pur di aggiungere un altro giorno alla propria vita, uguale a quello precedente e identico a quello successivo. Almeno in apparenza. ‘Manterrei la premialità associata al Green Pass’ – dice Locatelli. Già, il premio da concedere a chi accetta la nuova società discriminatoria. Una carota davanti agli occhi per dimenticare il bastone dietro alle spalle.

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